Il fiuto della ‘ndragheta per gli affari ha radici che affondano nella ricostruzione post terremoto del 1908. Gli Archivi di Stato hanno fornito a Nicola Gratteri e Antonio Nicaso il materiale per “Padrini e padroni”, presentato ieri in Aula Quistelli per l’ennesimo tutto esaurito.
Ad Antonio Nicaso il compito di illustrare i dettagli della ricerca che ha evidenziato il contributo della mafia americana, richiamata alla base d’origine da Michelangelo Campolo per gestire il fiume di denaro che si stava per riversare su Reggio. Picciotti forgiati nella tradizione classica della ‘ndrangheta ma con l’esperienza del business che darà nuova forza propulsiva per l’ammodernamento dell’organizzazione criminale. E il resto della storia è un coerente sviluppo del rapporto con il potere che attraversa il fascismo, la nuova Repubblica e anche la Seconda per consegnare al nuovo secolo un fenomeno da cui non c’è possibilità di immunizzazione. Considerata una malattia endemica di zone sottosviluppate, addomesticabile agli scopi della politica, la ‘ndrangheta ha aggirato democrazie e dittature per restare saldamente attaccata ai flussi economici e a chi li gestisce.
“L’aristocrazia, la classe politica del tempo ha venduto la Calabria alla picciotteria ed al governo Giolitti. I notabili a cui sono intitolate strade e piazze hanno chiesto il supporto della ‘ndrangheta con richieste su carta intestata”. Triste e sconfortante il quadro descritto da Nicola Gratteri: le intercettazioni rivelano che oggi sono i politici a bussare alla porta dei mafiosi, invertendo i rapporti di potere. Coerenza e moralità in famiglia e nel lavoro sono gli unici antidoti che non possono essere sostituiti da leggi e polizia.
Giocando in casa, Filippo Diano ha dirottato la discussione verso l’attualità di Reggio. I disservizi e l’ennesimo asilo dato alle fiamme dopo la ristrutturazione danno a Gratteri lo spunto per richiamare gli educatori al proprio ruolo. Note personali, sul nuovo ruolo di procuratore capo a Catanzaro, il rapporto con Reggio chiudono la serata. Un Gratteri stanco, ma a cui piace tanto la veste di professore, ricambiato da un pubblico attento che lo circonda subito dopo l’incontro per saluti ed autografi.
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