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Il Movimento "Contaminiamo i Saperi" si presenta all'Ateneo, promuovendo un incontro con "Libera"

Una volta chiesi ad uno studente: “immagina per un momento di essere Francesco Bentivoglio. Non sei lo studente che oggi mi ha visto per la prima volta, non sei solo uno tra i tanti ragazzi che riempiono questa sala: sei mio figlio. E ti ho appena confessato che tutte quelle volte in cui ti ho tolto il pane di bocca, tutte quelle volte in cui ti ho negato qualcosa, l’ho fatto contro il tuo futuro, per ingrassare i miei estortori. Come reagiresti?”. “Le sputerei in faccia”, mi rispose il giovane.

Questo è Tiberio Bentivoglio.

Non un accademico esperto di ‘ndrangheta, non uno studioso rinchiuso nel suo studio tra libri polverosi, non un magistrato che (come ha detto lo stesso Bentivoglio) “gli uomini d’onore li ha affrontati solo ammanettati e nelle aule di tribunale”, ma una vittima che l’organizzazione criminale l’ha guardata in faccia, l’ha subita con gli incendi e le pallottole, l’ha vissuta con la pancia.

Tiberio non vuole suscitare solo sterile rabbia nei confronti delle mafie: da chi lo ascolta vuol tirare fuori disgusto.
“Disgusto. È l’unico aggettivo che possiamo usare, e non indignazione, perché l'indignazione, è diventata ormai una "moda". É troppo inflazionata e non basta più. Tutti si indignano, ma la maggior parte poi si fossilizza lì, senza provare a trasformare tutto ciò in impegno”, ha osservato Maria Aloi, la studentessa chiamata lo scorso 26 Novembre ad aprire la manifestazione di presentazione del Movimento “Contaminiamo i Saperi” (che si ispira a modelli ampiamente diffusi in altri contesti accademici – italiani ed esteri – e crede nella necessità di riconoscere nell'Università un luogo di formazione a 360° gradi, in cui i saperi si contaminano, le competenze si mischiano e tutti gli studenti possono crescere davvero umanamente, prima ancora che culturalmente), oggi già appoggiato su facebook da oltre 850 universitari.

Tenutosi in territorio “neutro”, fuori dalle aule di lezione, presso i corridoi del plesso di architettura della Cittadella Universitaria di Feo di Vito, l’incontro è stato animato dalla presenza dell’imprenditore reggino vessato da oltre vent’anni dalla ‘ndrangheta e dal professor Mimmo Nasone, coordinatore regionale dell’associazione “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

Tante le emozioni che hanno percorso i corpi e le anime degli studenti che vi hanno preso parte, quando Nasone ha elencato i nomi e le date delle morti innocenti di mafia: “Piazza Castello di Reggio: sette fiori in legno ricordano le vittime di mafia; sette nomi ci ricordano perché dobbiamo provare disgusto per la mafia, Demetrio Quattrone, Dodò Gabriele, Daniele Polimeni, Soverino, Antonino Tripodo, Rocco Barillà, Luigi Rende. Queste sono solo alcune delle tantissime vittime che la mafia ogni giorno uccide direttamente e indirettamente: persone come noi, che pagano un prezzo altissimo, quello della vita, che hanno come unica colpa l'aver dato un passaggio in auto alla persona sbagliata o di trovarsi al campetto di calcetto con gli amici nel momento sbagliato”.

Emozioni che raggiungono l’apice col racconto struggente di Bentivoglio, la cui storia viene da lui stesso narrata, assieme alla giornalista Daniela Pellicanò, nel libro dal titolo “Colpito – La vera storia di Tiberio Bentivoglio”. Agli inizi degli anni ‘90, Bentivoglio apre un attività, che corona i tanti sacrifici e l'esperienza maturata, nel settore farmaceutico. Finchè un uomo, un giorno, entra nel suo esercizio commerciale e gli chiede di pagare il “pizzo”. Bentivoglio decide di non piegarsi e si rivolge alle forze di polizia, ma non si giunge ai risultati sperati. Cresce lo sconforto, ma ad ogni sopruso, si rimbocca le maniche e ricomincia a costruire. “È stata la determinazione di mia moglie a ridarmi fiducia. Guai a chi parla di coraggio”-dice Tiberio-“Io non ho avuto coraggio. Per denunciare, bisogna essere audaci, trovare la forza interiore. Io l'ho trovata, perchè non sono figlio di papà, io quello che avevo l'ho sudato”.

Buona la partecipazione dell’Ateneo reggino, grazie alla presenza di numerosi studenti, del dott. Maurizio Catalano, Presidente del Cral, e dei Proff. della "Mediterranea" Alberto De Capua, Delegato del Rettore all'orientamento e rappresentante del Contamination Lab, Gianfranco Neri, direttore del Dipartimento di Architettura e Territorio, Domenico Nicolò, coordinatore del corso di laurea in Scienze Economiche, Adolfo Santini, già preside di Ingegneria ed attuale Prorettore dell'Università "Mediterranea" (che ha portato i saluti del Rettore) e Angelo Viglianisi Ferraro, coordinatore del Movimento "Contaminiamo i Saperi".

Una giornata importante per la Mediterranea, che ha salutato la nascita di un nuovo Movimento, con l’obiettivo di “contaminare”- come da titolo - di cultura la vita dell’università, partendo dalle solide basi della legalità e della coscienza civile.

I giovani dei laboratori di giornalismo e scrittura creativa e di fotografia e grafica


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